Recensione in Debaser

Non credo di essere un grande recensore, anzi, tutt'altro. Non so nemmeno da dove scaturisca la pretesa di recensire dischi così carichi emotivamente rischiando di svilirne la poesia e le qualità. Eppure non riesco a farne a meno. Per questo, dopo un'attenta riflessione, ho deciso di rendere partecipe un gruppo di persone –il più numeroso possibile- su questa perla che gli amanti del metal oscuro già conosceranno, sebbene questo non si possa definire metal. Loro stessi hanno coniato l'espressione Avantgarde Ambient (per poter inserire un qualcosa nel tag ID3 dei nostri MP3...) ma si tratta di una definizione forzata, restrittiva. Questo disco viene partorito dal profondo dell'anima, per raggiungerne altre. Non pensate di avere a che fare con una band scolastica sinfonica-barocca-pacchiana-scontata. Gli Elend raggiungono l'apice della poesia. Abbiamo a che fare con brani di vera musica neoclassica, ben arrangiata ed estremamente atmosferica. I suoni, gli strumenti si fondono per donare arie e percorsi sonori estremamente cupi, ma non black metal (nonostante il growl, che secondo me però stona; devono essersene resi conto anche loro. Dal successivo album, infatti non compare più) eppure così tenebrosi e desolanti. Le voci femminili sono cariche di emozioni, ed i testi impregnati di un oscuro fascino difficilmente descrivibile. Le voci maschili, invece...sigh!

I testi mescolano concept di carattere biblico a premonizioni spettrali, impreziosite da arcane rivelazioni, gotici quanto basta. Buona parte di questi sono in latino (in parte riprendono canti come il Dies Irae) mescolati sapientemente all'inglese. Antienne invece è in francese. Sinceramente avrei dato più peso al francese, perché lo vedevo adatto alle tematiche sollevate e al tipo di musica. Ho detto prima che abbiamo a che fare con testi anche religiosi. Eppure non aspettatevi blasfemie di sorta alla Cradle of Filth o schifezze simili (per chi non lo sapesse, odio i Cradle!). Quindi avvicinatevi senza problemi a quest'album. Non riuscirò mai a descrivere ciò che fa provare l'album. Posso solo consigliarne l'acquisto. Nemmeno i samples riuscirebbero ad aiutare, perché queste composizioni (e non canzoni) vanno ascoltate nella loro interezza. La title track, che chiude l'album, è semplicemente un capolavoro (non che il resto sia da meno). Pungente (emotivamente) all'estremo il piano che da' origine a quest'ultima composizione, che si chiude come si era aperta: con delicate note di pura poesia.

Ripeto, mi spiace di aver coltivato la pretesa di recensire un album del genere, ma non ho resistito. Mi scuso se ho sbagliato qualcosa.

Se credete, offendetemi quanto volete. Lo merito. Ma ascoltate l'album!

5/5
Recensione di: dying_sun, (18/8/2004)