Recensione in Kronic

Finalmente torna il combo franco-austriaco con nuove agghiaccianti melodie!

Dopo aver abbandonato l'Hinglese Music For Nations e' stata l'ottima Prophecy Productions ad accaparrarsi le gesta degli Elend. Sono passati cinque anni dall'ultimo "The Umbersun" ed il desiderio di poter stringere tra le mani un nuovo capitolo firmato da questo affascinante combo franco-austriaco non aveva eguali. Il sentimento di stima che nutro nei confronti di questa demoniaca creatura musicale è qualcosa di unico, di impareggiabile. La musica degli Elend è sempre stata sinonimo di ARTE, riuscendo a racchiudere dentro di sé orchestrazioni sinistre ed inquietanti concept lirici.

"Winds Devouring Men" non tradisce le attese. Con queste dieci nuove composizioni gli Elend riescono a destrutturare la musica classica e le danno un nuovo volto. Atmosfere oscure, funeree ed apocalittiche trovano spazio tra intense orchestrazioni. "Winds Devouring Men" non è un disco indolore, difatti siamo di fronte ad un'opera dark in grado di trasmettere angoscia e desolazione. I riferimenti alla musica classica sono minori rispetto al passato e non c'è più traccia di quel lacerante screaming che nelle prime release squarciava l'animo dell'ascoltatore. Anche i richiami alla teatralità e l'utilizzo delle female vocals sono meno presenti. Oggi gli Elend sono divenuti ancor più sadici, più drammatici, più maturi. L'ascoltatore viene cullato dalle loro oppressive sinfonie ed il dolce suono degli archi sembra volerne accarezzare l'animo, tuttavia non c'è cura all'infinito senso di vuoto che divora l'esistenza umana.

Paragonati ai Dead Can Dance, in "Charis" mi è sembrato di udire qualche richiamo agli In The Nursery, ma gli Elend sono un gruppo che brilla di luce propria ed ogni paragone potrebbe sminuirne il valore. Tuttavia rispetto al passato trovano maggiore spazio atmosfere ambient (Cold Meat Industry docet) che rendono ancor più carica di disperazione la loro proposta. Questo è un disco da avere a tutti i costi: datemi retta per una volta...

Lux (18/4/03), 4,5 / 5