Recensione in Musicboom

Questo degli Elend è uno dei ritorni più attesi di questa stagione e rappresenta, inoltre, una tappa fondamentale all'interno della storia della band. Infatti, sono passati cinque anni dal precedente "The Umbersun" e oggi la band torna, sorprendendoci con una proposta che sintetizza quanto fatto fino al sopracitato lavoro, e riesce ad andare oltre, toccando inaspettati picchi qualitativi.

Il neoclassicismo degli Elend possiede un'estetica ormai perfetta, in virtù di un puntuale impiego delle orchestrazioni e degli arrangiamenti, ma è carico di una tensione nuova e difficilmente riproducibile, prodotta dall'innesto di roboanti inserti industrial.

"Winds Devouring Man" rappresenta il nuovo corso della formazione franco-svizzera che - una volta conclusa la trilogia 'Officium Tenebrarum' - si apre ad alcune importanti innovazioni. Infatti, oltre ad aver dato vita ad una equilibrata commistione fra l'eleganza di una raffinata e classicheggiante dark ambient ed un tuonante industrial, ciò che colpisce maggiormente è lo stravolgimento intervenuto nelle vocals.

Ad una quasi totalità di cori femminili, si affianca la scelta di accompagnare i repentini cambi di atmosfera con un cantato/recitato maschile, che - distaccandosi completamente dallo screaming al quale ci aveva abituato Iskandar, è il segno di una espressività divenuta matura ed evocativa e si configura come uno degli altri assi portanti di questo lavoro.

Il paragone con i Dead Can Dance appare obbligato, ma è necessario sottolineare come il confronto sia poco utile, in quanto gli Elend hanno sviluppato una formula assolutamente personale attraverso un'attenzione per i particolari, che ha reso la loro discografia unica e sempre avvincente.

"Winds Devouring Men" non solo identifica una formazione che possa finalmente colmare quel vuoto lasciato vacante dai Dead Can Dance, ma rappresenta già da ora una delle uscite più affascinanti del 2003. Imperdibile.

Francesco Gemelli
11-07-2003