Recensione in Flash

Dopo due elegantissimi ed algidi albums, “Leçons de Ténèbres” e “Les Ténèbres du Dehors”, otre ai mini “Weeping Nights” (che includeva outtakes e nuove edizioni di brani già editi), i franco-austriaci Elend si ripresentano con l’atto conclusivo della loro impervia trilogia “Officium Tenebrarum”. Praticamente unico nel miscelare musica classica e gothic-dark, il five-piece (è subentrato, nel frattempo, un altro soprano; dobbiamo, dunque, accusare la defezione, di Eve Gabrielle Siskind, fuori prima dell’uscita del succitato “Weeping Nights”) ci dona un album magniloquente e (almeno a tratti) poderoso nel proprio titanismo: l’opener “Du tréfonds des ténèbres” rappresenta una tragedia in musica, cupa, ossessiva, diabolica, urlata, oscure e teatrale, quasi gli Elend avessero abbandonato l’ottocento tardo-romantico per lo shakesperiano “Macbeth”! La seguente “Melpomene” già rimembra le edite dissonanze e mollezze, track sussurrata ed onirica anzichenò ma dalla parte (o “movimento”) centrale sinfonico e tetro. Nonostante l’aumento di situazioni dardeggianti ed orrorifiche, gli Elend confermano la propria maestria (praticamente unica): sapersi appropriare di entità musicali assolutamente classiche (il diciannovesimo secolo francese), mixandole ad atteggiamenti claustrofobici e goticheggiani. Un must che decreta, nella propria autarchica unicità, la forza di un combo assolutamente personale ed anticommerciale!

90/100
(MPe)
Flash, Aprile 98